Con l’aggettivo “high tech” si definisce un qualsiasi oggetto, progetto, apparecchio, cosa realizzata con la tecnologia al momento più avanzata e sofisticata.
Fatta questa premessa, andiamo a vedere cosa si intende per elettrostimolatori high tech e che tecnologia incorporano.
Procediamo per gradi!
Definiamo innanzitutto in che cosa consiste l’elettro stimolazione.
Le tecnologia attuale è il risultato di studi ed esperimenti progrediti nel corso dei secoli e cominciati, pare, già all’epoca dei romani.
Le prime applicazioni di questa tecnica avvennero nell’ambito del contrasto al dolore e del recupero funzionale; quello che oggi definiamo generalmente come fisioterapia. A seguire, l’elettrostimolazione fu impiegata nel settore sportivo come metodo di potenziamento muscolare e di perfezionamento della preparazione atletica. Relativamente più recente è la sua applicazione in campo estetico per il ripristino dell’elasticità tessutale e per il contrasto alle formazioni adipose ed agli inestetismi.
Come funziona l’elettro stimolazione?
I differenti obiettivi vengono raggiunti tramite l’applicazione di onde elettriche diverse per quanto riguarda la frequenza ed il tipo di impulso ed in grado di raggiungere differenti profondità del derma.
Così, ci sono correnti in grado di agire con un effetto antalgico sugli stati di dolore acuto, favorendo anche il riassorbimento di eventuali edemi; altre possono trattare il dolore periferico, portando sollievo a dolori odontoiatrici, osteo-articolari, emicranie, cefalee, artrosi, dolori post-operatori.
Le correnti interferenziali, a bassa e media frequenza, raggiungendo livelli più profondi, svolgono un’azione eccito-motrice sui muscoli e migliorano il metabolismo cellulare; a secondo della frequenza possono avere un effetto vasodilatatore e decontratturante oppure agire sul trofismo del muscolo o avere un’efficacia antidolorifica.
Le correnti faradiche, caratterizzate da scariche a impulsi con frequenza variabile, trovano impiego nel miglioramento del trofismo e nella prevenzione della degenerazione muscolare. Sono utilizzate nelle lungo-degenze e nell’ipotrofia da ingessatura; in ambito sportivo, questo tipo di elettrostimolazione può fungere da riscaldamento nella fase preparatoria ad un allenamento o sviluppare la massa muscolare.
In grado di arrivare più in profondità e di coinvolgere un maggior numero di fibre muscolari sono le correnti di Kotz, a media frequenza, impiegate per potenziare muscoli già ben innervati o per trattare la scoliosi
A seconda delle loro caratteristiche, queste onde trovano applicazione negli ambiti in cui viene utilizzata l’elettrostimolazione: fisioterapico, sportivo ed estetico.
Cosa sono i programmi?
Tutti gli apparecchi reperibili in commercio presentano un ventaglio di programmi messi a punto quanto a tipo e durata di impulso, tempo di seduta ed intensità in modo da essere risolutivi per uno specifico problema.
Così, per esempio, in ambito sportivo ci sono dispositivi approntati specificamente per rifinire la preparazione atletica già molto elevata di un ciclista o di un runner, andando a selezionare le fasce muscolari da potenziare perché non completamente coinvolte da un allenamento tradizionale o da rifinire esaltandone ulteriormente le caratteristiche.
Ancora, in ambito medico-fisioterapico, i programmi per il recupero funzionale della vescica iperattiva possono trasmettere gli impulsi sia esternamente, attraverso la cute, o internamente con l’ausilio di sonde vaginali o rettali equipaggiate con elettrodi più o meno sofisticati.
In campo estetico, la stimolazione muscolare può essere integrata dall’applicazione dei raggi infrarossi che hanno dimostrato una buona capacità di risvegliare tutte le funzioni cellulari, fra cui la produzione di collagene.
Esistono poi programmi “open” che ciascuno può adattare alle proprie caratteristiche, come se si cucisse addosso un vestito!
Il numero dei canali
I canali si dipartono dal dispositivo e terminano con gli elettrodi da posizionare sulla cute. Possono essere 2 o 4 e corrispondono al numero di gruppi muscolari manipolabili simultaneamente.
È un elemento che ha la sua importanza; calcolando che una seduta mediamente richiede dai 20 ai 30 minuti, è bene valutare il tempo complessivo necessario, soprattutto in caso di applicazioni simmetriche.
Gli elettrodi
Anche questo particolare è fondamentale per il trattamento di uno o più gruppi muscolari in simultanea. Sono sempre in numero pari: 2, 4 o 8.
Degli elettrodi va valutata anche la resistenza, la durata, la capacità d’aderenza, la necessità di applicazione o meno di gel conduttori.
È il caso, per esempio, di certi modelli a “farfalla” per addominali.
Un bel passo in avanti per la praticità di fruizione del dispositivo.
Il dispositivo
Gli apparecchi ad uso domestico sono generalmente molto pratici e maneggevoli.
Si possono prendere anche in considerazione gli accessori eventualmente forniti in dotazione per l’ottimale esecuzione dei programmi o per un eventuale trasporto e conservazione.
Il manuale d’uso
È bene che sia semplice, di immediata lettura, con istruzioni chiare per il posizionamento corretto degli elettrodi ed informazioni esaustive sui programmi disponibili.
La batteria
Può essere tradizionale, a corrente, il che va benissimo per un uso “stanziale”, magari seduti davanti al pc o sdraiati dopocena sul divano di fronte alla tv.
Può essere a pile, per certi versi più comoda; implica tuttavia di ricordarsi di farne scorta. Le batterie potrebbero essere ricaricabili, comunque con un ciclo vitale alla fine del quale si presenta il problema dello smaltimento.
La sua durata varia in base alla quantità di funzioni attive, ma si ricarica generalmente in un paio d’ore e altrettante ne garantisce di autonomia, sufficienti quindi per più di un trattamento. Certo, esiste anche in questo caso il problema dello smaltimento a fine ciclo, ma la loro durata è attualmente la più longeva e, nel lungo periodo, risulta sicuramente meno onerosa delle normali pile.
Conclusioni
A parte specifiche categorie cui è sconsigliato l’uso di questa tecnologia (donne incinte, portatori di pace maker, pazienti afflitti da patologie tumorali, diabete, Parkinson, gravi cardiopatie ecc. – limitazioni tutte riportate nei manuali d’uso), l’elettrostimolazione non presenta particolari controindicazioni e può essere usata dalla stragrande maggioranza delle persone.
Si tratta di un apparecchio che comunque suggerisce un atteggiamento “prudente”; meglio constatare le reazioni del fisico ai trattamenti prima di aumentare l’intensità dell’impulso o la frequenza delle sedute, di cui si consiglia non eccedere nei tempi per non provocare stati di indolenzimento muscolare o ottenere risultati diversi da quelli auspicati.