L’elettrostimolazione nasce negli anni ’70-’80 come ausilio a pazienti gravemente infortunati o allettati, quindi non in grado di eseguire alcuna attività motoria; il suo scopo era dunque il contrasto alla perdita di tono muscolare e la stimolazione di muscoli ipotonici.
Tutt’oggi è largamente usata negli studi fisioterapici, anche se la tecnologia odierna ha permesso di approntare dispositivi portatili, di dimensioni ridotte, acquistabili o affittabili da pazienti che possono sottoporsi a terapia stando comodamente a casa propria e in maniera assolutamente protetta.
Come funziona questo apparecchio?
Nella pratica, dall’apparato principale, che è sostanzialmente un generatore di corrente, si dipartono 2 o più cavi, terminanti ognuno con un elettrodo che andrà posizionato in corrispondenza della zona che si intende trattare.
Ogni cavo avrà la sua polarità – positiva e negativa – il cui posizionamento è importante per l’efficacia del trattamento, dato che sono proprio gli elettrodi che trasmettono al muscolo la corrente, l’impulso.
- Spugnette – delle piccole tasche, di spugna inumidita appunto, al cui interno inserire l’elettrodo. Sistema in via di dismissione;
- Bottoni – si fissano sulla cute tramite un collante;
- Cavetto – sono delle placche quadrate o rettangolari di dimensioni contenute da cui fuoriesce un cavo da collegare a quello che si diparte dal macchinario
Come scegliere il prodotto adatto alle nostre esigenze?
Come accennato poco sopra, la tecnologia mette attualmente a disposizione del pubblico dispositivi di utilizzo facile ed immediato e progettati per rispondere ad un ampio spettro di esigenze.
Certo, esistono anche apparecchi più basici, destinati ad una platea meno esigente, in grado di svolgere poche funzioni specifiche, come la sola stimolazione di una o alcune parti del corpo.
Ma in generale, la tendenza è di riunire in un unico macchinario la possibilità di intervenire in campo fisioterapico alleviando dolori, sciogliendo contrazioni, contrastando disturbi e patologie; in campo sportivo risvegliando, tonificando e potenziando una struttura muscolare già allenata e, infine, in campo estetico andando a massaggiare, sciogliere, rimodellare criticità localizzate.
I diversi risultati si ottengono variando il tipo di impulso, la frequenza, la durata, l’intensità.
Quali possono essere i tipi di corrente usati?
- EMS – Elettro Stimolazione Muscolare – solitamente impiegata per migliorare la forza e la resistenza, in ambito sportivo, a scopi riabilitativi, in campo fisioterapico
- TENS – Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation – idonea al trattamento del dolore in patologie come la lombalgia, la tendinite, l’epicondilite, l’artrite e la cervicalgia, fra le altre
- MICROCORRENTI – a bassa intensità, non vengono percepite dall’utente ed intervengono nella guarigione di fratture, cicatrici e ferite
- CORRENTI DI KOTZ – a media intensità – percorrono il tessuto trattato nei due sensi ed in modo alternato; agiscono più in profondità e trattano l’ipotrofia muscolare ed il potenziamento del muscolo. Sono impiegate anche nei trapianti muscolari e, recentemente, contro la scoliosi
- FES – Stimolazione Elettrica Funzionale – rinforza il pavimento pelvico per trattare problemi di incontinenza
- INTERFERENZIALE – correnti a bassa frequenza che penetrano in profondità ed hanno effetti antalgici
- IONOFORESI – tecnica elettro-terapeutica che permette l’assorbimento del solo principio attivo di un farmaco introdotto in via transcutanea. Usata contro la cellulite e per lenire dolori
- DENERVATA – viene usata esclusivamente per ritardare i fenomeni degenerativi
Ma l’elettrostimolazione funziona davvero?
Ottimi risultati li riscontrano anche gli sportivi che mirano a potenziare muscoli già allenati, o a migliorare la qualità di determinate fasce
Non può in alcun modo essere la panacea ad una vita sedentaria, ad una dieta scorretta, ad un fisico sovrappeso affetto da pigrizia.
Non è una pratica prodigiosa, richiede costanza e pazienza.
Ci si può sottoporre ad una seduta quotidianamente, ma è bene ascoltare come il corpo reagisce al trattamento, abituandolo gradualmente e rispettando i tempi e le intensità consigliate nei manuali d’uso allegati al macchinario. Il più delle volte, questi riportano, all’interno di pratiche tabelle, tutte le caratteristiche di una seduta per il raggiungimento di un determinato obiettivo.
Un abuso potrebbe tradursi in risultati addirittura opposti alle aspettative, sovraffaticamento muscolare, dolore.
E ci sono delle controindicazioni
Al momento, l’uso di questi dispositivi è fortemente sconsigliato in caso di gravidanza, ai portatori di pace maker, in presenza di alcune patologie e in prossimità di ferite o zone debilitate o delicate.
Ma i manuali d’uso, sempre in dotazione ai macchinari, oltre a riportare specifiche sul corretto posizionamento degli elettrodi, elencano anche tutte le limitazioni all’utilizzo.
In caso di dubbio, sempre meglio chiedere prima al proprio medico curante.
Dunque apprestatevi a fare la vostra scelta in maniera consapevole, valutando le funzionalità che possono o potranno tornarvi utili, senza mai dimenticare però che nulla, al momento, è in grado di sostituire uno stile di vita corretto ed un sano regime alimentare.