Il ciclismo, a livello agonistico e soprattutto amatoriale, è una delle attività sportive più popolari nel nostro paese, complice, forse, anche la possibilità di spostarsi su sfondi meravigliosi.
Contrariamente a quello che si pensa, non è una disciplina che impegna solamente alcuni distretti muscolari, in particolare gli arti inferiori; al contrario, tutto il corpo è diversamente coinvolto nello sviluppo del movimento e nel mantenimento di postura ed equilibrio.
Come vengono coinvolti i muscoli nel ciclismo?
In una panoramica “da nord a sud” del corpo umano, senza menzionare ogni singolo muscolo impegnato ma procedendo per “macro zone” troviamo:
- Collo – i muscoli posti sia nella parte anteriore che in quella posteriore sono spesso in tensione dovendo sostenere la testa;
- Spalle – gestiscono i movimenti delle braccia, sostengono il peso della testa;
- Pettorali – lavorano in sinergia con le spalle per rendere possibile il movimento; sopportano lo sforzo delle braccia nelle salite e negli sprint. Mantengono l’equilibrio quando la bici ondeggia per la potenza della pedalata
- Braccia – nel ciclismo servono per l’equilibrio, manovrano lo sterzo e, soprattutto nella mountain bike, assorbono le vibrazioni della ruota anteriore;
- Addome – gli addominali proteggono gli organi interni e aiutano comunque a mantenere dritta la schiena; contribuiscono alla stabilità sgravando in questo la schiena;
- Schiena – consentono il movimento della parte inferiore del busto; il lavoro dei muscoli lombari assicura equilibrio e stabilità;
- Glutei – sono fissati all’anca; stabilizzano e consentono il movimento dell’omonima articolazione;
- Coscia – consentono il movimento del ginocchio. I muscoli delle gambe, in questa disciplina, fanno il lavoro più grosso, sviluppando la potenza;
- Polpaccio – rendono possibile a piede e caviglia di muoversi, trasferendo sui pedali l’energia prodotta dai muscoli della coscia
La sinergia armoniosa di tutte queste parti coinvolte consente di infondere potenza sui pedali, mantenendo in equilibrio la bicicletta e resistendo alla forza di gravità.
“Ad ogni ciclismo, il suo gruppo muscolare”
Esistono discipline ciclistiche differenti. Ad ognuna corrisponde un coinvolgimento muscolare leggermente diverso.
Ciclismo su strada: la bici viene spinta al massimo per percorsi molto lunghi. La muscolatura lavora perlopiù in modo ritmico, tranne quando si devono affrontare salite e discese che richiedono l’adattamento alle pendenze e agli scatti improvvisi. Sono queste situazioni che inducono la produzione di acido lattico.
Mountain bike: il ciclista si muove molto sulla sella alla ricerca di stabilità e presa sul terreno. Questa attività coinvolge molto i muscoli di schiena e addome che devono continuamente ripristinare la stabilità. I muscoli della coscia, poi, sono chiamati a sprigionare potenza per superare i ripidi saliscendi e questo comporta un loro affaticamento.
La parte alta del busto e le braccia lavorano intensamente per mantenere l’equilibrio ed assorbono le vibrazioni dal terreno sconnesso.
Cicloturismo: la schiena è meno in sofferenza, ma la parte superiore del corpo è intensamente coinvolta nel mantenimento dell’equilibrio di un mezzo spesso appesantito e sbilanciato dalla presenza dei borsoni.
Quando il cicloturista pedala in mezzo al traffico, poi, è spesso costretto a frenate e ripartenze che affaticano la coscia. La lunga permanenza in sella infine incide sui muscoli del bacino e delle natiche
L’elettrostimolazione può essere d’aiuto ad un ciclista?
Innanzi tutto, definiamo brevemente che cosa è l’elettrostimolazione:
Il dispositivo agisce in sostituzione del cervello, gli elettrodi del sistema nervoso centrale
Gli ambiti in cui viene applicata questa tecnologia sono sostanzialmente tre: estetico, riabilitativo e sportivo.
Tanto è vero che ci sono dispositivi messi a punto specificamente per questa disciplina.
Come funziona questa tecnologia?
L’elettrostimolazione si basa sull’uso di correnti di diversa intensità in grado di penetrare i vari strati del derma per esplicare la loro funzione.
I muscoli, se pur in modo passivo, vengono sottoposti ad un lavoro ed incrementano quindi le loro potenzialità.
Che risultati ci si possono attendere?
L’EMS – Elettro Stimolazione Muscolare – applicata a distretti muscolari specifici, può incrementarne la forza, la potenza, la resistenza.
Questo, nel ciclismo, si traduce in migliori capacità di allungo e di sprint; nella possibilità di affrontare salite e lunghi percorsi con una maggiore capacità di resistenza.
Chi propende per la mountain bike potrà allenare anche la muscolatura degli arti superiori che, abbiamo visto, è largamente implicata in questa disciplina.
L’elettrostimolazione può anche essere utile per la prevenzione o il trattamento dei dolori.
Usarla prima di una gara o un allenamento consente di preparare la muscolatura al lavoro che l’aspetta, prevenendo il rischio di lombalgie o infiammazioni.
La TENS – Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation – è una metodologia, clinicamente testata e riconosciuta per il trattamento di stati dolorosi che potrebbero intervenire in caso di eccessivo affaticamento o infortunio: dolori dorsali, cervicali o lombari; dolori articolari al ginocchio, all’anca, alle spalle; dolori causati da lesioni.
Scegliere il giusto programma
Sì perché gli odierni apparecchi si propongono con una gamma, più o meno assortita, di programmi studiati ed impostati per conseguire specifici risultati. Per esempio:
- potenziamento dei singoli distretti,
- capillarizzazione,
- riscaldamento,
- raffreddamento post allenamento,
- recupero,
- forza di resistenza degli arti inferiori,
- potenziamneto addominali,
- aumento massa,
- scioglimento contratture,
- tipi diversi di massaggi,
- trattamento del dolori
Ovviamente sono disponibili apparecchi più basici, limitati nei programmi e nei campi di azione, o via via sempre più articolati, messi a punto per specifiche discipline, con uno spettro di sedute sempre più vasto e con l’eventuale disponibilità di programmi “open” che l’utente può personalizzare con in propri dati.
Le sessioni sono calibrate quanto a frequenza di stimolazione, ampiezza di impulso e tempi di esposizione; l’intensità sarà regolata, soprattutto all’inizio, dalla sensibilità di ciascuno.
È buona norma attenersi ai tempi di seduta consigliati. Il rischio è di affaticare il muscolo o di ottenere risultati opposti a quelli sperati.
Con che frequenza si può usare l’elettro stimolazione?
In ogni caso, non si pensi che l’elettrostimolazione possa in alcun modo sostituire una regolare attività fisica!
L’elettrostimolazione deve essere presa per quello che è: un ausilio, un integrazione ad un’attività fisica comunque continua.
Un elemento da prendere attentamente in considerazione è il numero di elettrodi applicabili per poter manipolare più fasce muscolari contemporaneamente.
Spesso esistono canali distinti che consentono di trattare parti diverse in modo indipendente l’una dall’altra.
Per una migliore fruibilità del dispositivo si può optare per la tecnologia wireless che trasmette istruzioni agli elettrodi eliminando i tradizionali cavetti e valutare il tipo di alimentazione: a corrente, che quindi prevede un utilizzo “stanziale”, a pile, o ricaricabile tramite apposito cavo USB.
Per concludere
L’elettrostimolazione può essere un ausilio all’allenamento del ciclista, alla sua preparazione ed al suo recupero.
In generale, non ci sono grosse controindicazioni, se non per alcune categorie cui è precluso l’utilizzo: portatori di pace maker, donne incinte, soggetti affetti da particolari patologie (epilessia, diabete).
Sentire a priori un parere medico rimane comunque una buona idea.